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Caserta e la reggia: palazzo Vanvitelli

Caserta e la reggia: palazzo Vanvitelli

La città di Caserta come oggi la conosciamo è in realtà una città “nuova”, sorta soltanto all’epoca della sontuosa Reggia, quest’ultima edificata secondo lo stile che in quell’epoca caratterizzava i regnanti di stirpe Borbone. E la struttura viaria della città, priva degli intrichi, dei saliscendi e dei vicoletti che di solito caratterizzano le città italiane di antica origine, spesso con il loro impianto medievale, è una chiara testimonianza della sua modernità.


Caserta sorge in pianura, nella piana del Volturno, e conta intorno agli 80.000 abitanti. La città vecchia, che appunto non è affatto una città ma un borgo che smise di crescere e svilupparsi quando, nel 1750, i Borbone decisero di farne una nuova, è invece un delizioso centro già abitato all’epoca dei Sanniti. Ma non è una città, è solo un paese.


La Caserta della magnificente Reggia appoggia volentieri una parte della propria economia sul turismo, che affluisce copioso proprio per visitare quel gigantesco giardino di delizie architettoniche e ingegneristiche che è appunto il Palazzo Reale. A proposito, qualora lo si volesse visitare, come di dovere, e gustarsi la visita nel miglior modo possibile consigliamo di incominciare con l’affacciarsi alle stanze del palazzo. La visita dura circa un’ora, o magari un’ora e mezza, a patto di non rimanere troppo a lungo incantati in ogni stanza.

Dopo gli Appartamenti Reali, la Sala di Alessandro, quella che Gioachino Murat adoperò a mo’ di sala del trono, la Sala degli Alabardieri e l’Appartamento Nuovo, così chiamato perché posto in opera soltanto nell’Ottocento, un salto ai giardini è doveroso. Questi si possono visitare con l’autobus ma anche in carrozza, in risciò o in bicicletta. L’autobus è disponibile nelle vicinanze dell’entrata del parco e conduce il visitatore fino all’ultima fontana, dove si possono ammirare i giardini all’inglese. Da qui si può fare una bella camminata per vedere l’infilata di fontane – sono in tutto sette – fino a raggiungere nuovamente l’entrata. È questa una visita che si può fare in un giorno. E certo potremo dire di aver visto la Reggia di Caserta.


Arte e cultura a Caserta


Un viaggio per ammirare le bellezze casertane. Dalla deliziosa e antichissima cittadina di Sessa Aurunca, che fece parte di una lega di città del popolo degli Aurunci, alla magnificenza quasi imbarazzante della Reggia di Caserta. Quest’ultima è un vero e proprio capolavoro costruito per competere con la grandeur francese, secondo i Borbone, e non solo loro, simboleggiata dalla Reggia di Versailles.


Bellezze maestose Una caratteristica che immediatamente salta agli occhi di Sessa Aurunca è la trachite, una roccia vulcanica effusiva dal bel colore giallo, oppure grigio, della quale la città è quasi interamente rivestita, tanto negli edifici quanto nelle pavimentazioni. La città si trova in effetti dalle parti del vulcano di Roccamonfina. Il vulcano, spento ormai da circa 50.000 anni, può essere definito il fratello maggiore del Vesuvio, con la bocca del cratere dalle impressionanti dimensioni di circa Km 6 di circonferenza e 25 alla base. Roccamonfina contiene in sé altri due monti vulcanici, il Santa Croce e il Lattani, entrambi alti intorno ai 1000 metri. Distante una quarantina di chilometri a nord-ovest di Caserta, Sessa Aurunca è una città il cui dinamismo commerciale, industriale e agricolo non le impedisce di essere anche molto bella e, del resto, sempre più apprezzata dai turisti.


È imprecisa la data della sua fondazione, tuttavia è certo che già esisteva nel sec. V avanti Cristo. I suoi abitanti, gli aurunci, facevano parte di una popolazione non così esigua dal momento che, ai tempi, vantava l’esistenza di una lega di città aurunche della quale Suessa, questo il suo nome originario, faceva appunto parte. I ritrovamenti di materiale archeologico presso il ponte Ronaco, che si trova un paio di chilometri fuori dall’abitato in direzione di Minturno, stanno a testimoniare l’esistenza di un insediamento nel territorio. Tale insediamento abitativo risale al sec. vii a.C., mentre altri reperti, tra cui le tombe, vanno ancora più indietro fino al sec. viii. Sono testimonianze che evocano la presenza sul territorio di popolazioni stanziatesi fin dall’età protostorica.


Il sopravvento dei Romani e il loro successo politico-militare vide Sessa Aurunca diventare colonia di Roma, e lo diventò in modo radicale, acquisendone la cultura e le arti. Durante l’età imperiale la città conobbe la sua maggiore espansione, soprattutto per quanto concerne l’assetto urbanistico che proprio in quel tempo giunse a coprire un’area le cui dimensioni abitative sfioravano addirittura il doppio rispetto a quelle attuali. Restano ben poco tracce che possano farci conoscere la condizione della città nel periodo di declino dell’impero di Roma e tuttavia certe sono quelle di una comunità cristiana, tracce rivelate dalla catacomba di San Casto. Sessa Aurunca tornò a incontrare un periodo di grande slancio anche economico durante la dominazione prima normanna e poi sveva. Risale infatti ai secoli XII e XIII l’edificazione della bella Cattedrale romanica, nonché l’estensione del Castello e della sua cinta muraria.


La Reggia di Caserta


La Reggia di Caserta una volta faceva parte del patrimonio dei Borbone, oggi, secondo l’Unesco, appartiene invece al Patrimonio dell’Umanità. Circondato da un immenso parco, il palazzo reale di Caserta fu voluto per soddisfare le ambizioni di Carlo III di Borbone il quale, colpito dalla bellezza del casertano, intendeva emulare la reggia di Versailles, allora considerata il massimo in fatto di residenze regali, per dare il giusto lustro alla sua casata come pure al governo della sua capitale, Napoli.

La zona di Caserta aveva in realtà anche delle ragioni strategiche, giacché essendo più spinta verso l’entroterra rispetto a Napoli si ritrovava anche ad essere meno vulnerabile a eventuali attacchi dal mare. Fino a prima della sua edificazione Carlo III non possedeva una vera e propria reggia, e poiché frequentava da tempo il casertano per le sue battute di caccia gli parve di riconoscere il quel territorio proprio il luogo adatto per la sua costruzione. Interpellato dapprima l’architetto Nicola Salvi, che afflitto da problemi di salute dovette rifiutare il lucrativo incarico, la scelta ricadde poi su Luigi Vanvitelli. Al Vanvitelli fu impartito, senza mezzi termini, l’ordine di costruire uno dei palazzi più belli d’Europa, il che ci dà anche un’idea di cosa dovesse considerarsi bello a quei tempi: qualcosa di maestoso.


Le intenzioni del sovrano erano quelle di spostare a Caserta le principali funzioni amministrative dello stato e collegare la città e la Reggia a Napoli attraverso un interminabile viale monumentale, lungo più di 20 chilometri; un progetto che in tal senso non fu mai realizzato appieno, come pure quello della reggia che dovette rinunciare alle torri angolari e alla cupola previste nel disegno originario. Vanvitelli raggiunse Caserta nel 1751, quando il re aveva già acquistato il terreno sul quale sarebbe sorta la Reggia a un prezzo scontato, benché esorbitante (si trattava di 489.343 ducati).

Questo perchè il venditore era un duca del posto, famiglia potente ma da tempo avversa e perciò invisa ai Borbone, che dovette pagare pegno al re con un forte sconto sull’acquisto. La reggia di Caserta rispose positivamente alle richieste del sovrano e divenne il simbolo del nuovo stato borbonico, della sua potenza e grandiosità, ma anche dell’efficienza e della razionalità.

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